Diario di viaggio in Senegal, gennaio 2016

Diario della nostra prima missione del 2016.
Sulla pagina facebook (clicca qui), un reportage foto e video.

Siamo partiti per una nuova missione. Grazie a Afrane, Piergiorgio, Riccardo, Silvia, Tommaso, Maria Grazia, Mario, Giacomo, Vittorio l’associazione torna in Senegal. Qui come sempre tanti amici da riabbracciare e molto lavoro da fare..

Siamo arrivati a Mar Fafaco, un villaggio sperduto tra acqua e mangrovie nella Regione del Fatick, che conta oltre 3000 abitanti. Per noi è un’esperienza nuova, è la prima volta che visitiamo questo piccolo villaggio molto ben organizzato. C’è una scuola pubblica con quasi 500 ragazzi e 13 insegnanti e una piccola struttura sanitaria. Lo Stato è lontano ma il Villaggio si autogestisce discretamente. C’è un buon comitato del villaggio con cui abbiamo affrontato diversi argomenti tra cui la possibilità di ristrutturare 2 aule attualmente inagibili per i 500 studenti, prima di ripartire abbiamo lasciato dei medicinali in dotazione al presidio sanitario.

Questa scuola sarà, insieme alla scuola di Tilene e Wandjie, la controparte per il nostro progetto “Civismo e intercultura. Pistoia Wandjie andata e ritorno”. Crediamo che mettere in contatto i ragazzi delle nostre scuole con questi ragazzi possa essere utile. Qui sono quasi tutti musulmani, noi siamo arrivati il giorno dopo la strage di Istanbul. L’ultima volta venimmo in Senegal pochi giorni dopo la strage di Parigi. Crediamo ancora di più nel nostro lavoro interculturale.

….Rientrando dopo Mar Fafaco si passa da due villaggi: Boyar e Ndiangama. Qui non abbiamo rapporti strutturati ma ci fermiamo per portare un po’ di solidarietà (che è sempre troppo poca rispetto al reale bisogno ma mai inutile). In uno di questi villaggi stavano facendo un test della malaria a un bambino di 6 anni. I bambini, tutti i bimbi del villaggio ci sono letteralmente saltati addosso: il loro dono è, sicuramente più grande dei nostri e il loro vivere la natura è un messaggio schiacciante, rispetto ai nostri quotidiani standard. La nostra presunta superiorità si sfalda con questi contatti che sono, oggettivamente, grandi lezioni di vita.

Si ritorna poi a Mar Lothie ed a Wandjiè due dei riferimenti storici dell’associazione. Sveglia di buon’ora, il muezin, la canoa, i carretti e ancora la canoa…

E bambini. Tanti. Bellissimi. Visitiamo la “nostra” scuola materna di Mar Lothie che, con gioia, ritroviamo pulita ordinata efficiente. Un pò di stanchezza (e non sono ancora 3 giorni):d’altro canto l’ambiente è così diverso, il sole cuoce, ci manca un pò d’ aria condizionata..diciamolo.

E poi la scuola primaria a Wandjiè. Con Aly, il maestro, il direttore… sempre efficiente, disponibile e generoso. Qui lasciamo i lavori, i disegni, i pensieri, i messaggi dei ragazzi delle scuole di Pistoia relative al progetto “Civismo e Intercultura. Pistoia Wandjie andata e ritorno”. .Commozione e partecipazione. Alcuni disegni dei ragazzi pistoiesi mostrano alberi di Natale, pupazzi di neve e… cellulari. Fa un certo effetto qui nella foresta.

Ma l’entusiasmo è tanto quanto il lavoro da fare. E stasera dobbiamo essere di nuovo a Dakar.

Ci sentiamo domani..buonanotte!

Il nostro secondo giorno senegalese è stato in gran parte occupato dagli spostamenti, mai semplici e mai comodi. Siamo passati, per esempio, dal Lago Rosa: un posto bellissimo. E’ chiamato così per le sue acque rosa, causate da alghe presenti nell’acqua.Il lago è anche noto per il suo alto contenuto di sale, che, come quella del Mar Morto, permette alle persone di galleggiare facilmente. Il lago ha anche una piccola produzione di sale. Una volta era fonte di ricchezza per la popolazione perché ci arrivava la Parigi-Dakar. Poi, questo grosso evento mondano-sportivo è stato dirottato in Sudamerica a causa della guerriglia nella vicina Mauritania e il Lago Rosa è rimasto un luogo bellissimo, ma quasi tragico: chi lavora dalla mattina alla sera immersi nel sale non ha vita lunga… ma quando non ci sono alternative…C’est l’Afrique.

Gli spostamenti però sono sempre molto istruttivi! Abbiamo compreso meglio, per esempio, che occuparsi di progetti sanitari all’estero è un’attività complessa e delicata: serve un lavoro d’individuazione degli interventi, di analisi economiche, di ricerca dei finanziamenti, di valutazione degli strumenti e delle competenze logistiche, gestionali, amministrative… in mezzo alla solita burocrazia. E serve organizzazione, relazioni sociali e culturali con le comunità che si intendono supportare. Ma questo sviluppa anche confronto, maturano relazioni e si intrecciano storie. L’esperienza della nostra Associazione si basa su questi presupposti, ed in questo contesto abbiamo realizzato le nostre opere ed abbiamo conosciuto comunità e persone… belle! Tra questi, rientrati in serata a Dakar, il Dr. Diaw, Medico Capo dell’Ospedale di Diofior, dove si trova Ndangane, Wandjiè, Mar Lothie e Mar Fafaco, luoghi del nostro impegno ormai da diversi anni, per sanità e scuola. Mama Moussa Diaw è un giovane medico, sempre sorridente e gentile, un riferimento per la comunità locale e per noi. Ha una storia personale ricca di sofferenza e di riscatto. 40 anni, a 5 orfano di padre poligamo, cresciuto tra i massacri interraziali della Mauritania, fuggito in Mali, deportato in campi profughi, perché nero (narbi, cioè moro!) fame e umiliazioni di ogni tipo. Grazie alla Caritas ed all’Alto Commissariato dell’ONU, riprende gli studi e con una borsa di studio dello Stato del Senegal si laurea in Medicina e Chirurgia.

Quindi, dopo un lungo percorso professionale, è arrivato nella Regione di Fatick, dove ricopre il ruolo di Medico Capo dell’Ospedale di Diofior”. Scrittore, in “Ostaggi”, narra di un bambino e della vita in un campo profughi; e in “Châtiments” (Castighi, romanzo ambientato in Senegal) tratta il tema dell’infanzia di strada, del turismo sessuale e della violenza sui bambini. I contatti con queste persone, diversissime per fede, cultura e storia rispetto alla nostra, ci stimola a continuare la nostra esperienza. E magari ad incrementarla, riflettendo su errori fatti ed aiutandoci in prospettiva ad evitarne di nuovi. La Maternità che abbiamo costruito a Ndangane ha bisogno di molti interventi di ristrutturazione, come le scuole, Materne e Primarie realizzate nella stessa Regione (siamo nel Fatick). In questi primi giorni abbiamo avuto tanti spunti di riflessione importanti, utili per aumentare conoscenza e quindi efficienza, concretezza e solidarietà. A presto…

Dopo la notte a Dakar al mattino presto siamo riparti per Ziguinchor. Giornata importante anche oggi, se non la più impegnativa, probabilmente la più significativa: abbiamo incontrato alcune fra le più importanti autorità religiose e civili di questa città per avviare con loro un nuovo progetto di sanità, necessario per questo territorio. Nel precedente viaggio abbiamo parlato con Capi Villaggio, Sindaco e Presidente della Camera di Commercio della città, questa volta abbiamo incontrato il Vescovo ed il Direttore della Camera dei Mestieri.

L’incontro col Vescovo di Ziguinchor è stato molto positivo. Ci sono state fornite importanti informazioni sulle necessità sanitarie (infinite!) del territorio ed abbiamo verificato l’esistenza di ottime relazioni fra autorità civili e religiose e fra persone di diverse appartenenze culturali e religiose: una cosa quasi invidiabile di questi tempi. Come non pensare, per esempio, proprio in queste ore, alla nuova strage in Burkina Faso o al nuovo caso di morte per Ebola non molto distante da qui. Questo nuovo progetto sanitario avviato con la controparte locale giorno dopo giorno prende forma. E ora…destinazione Affinian!

Arrivati ad Affiniam! E qui… una gioia grande. La Maternità di Affiniam è l’ultima delle nostre realizzazioni sanitarie e l’abbiamo trovata in condizioni perfette. Abbiamo implementato con il nuovo progetto biennale 2015-2016 la strumentazione del piccolo reparto, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e al contributo dei tanti volontari che continuano a sostenerci. Neo mamme con splendidi neonati, ben accuditi, in un ambiente ordinato efficiente e pulitissimo. Suor Emma, la responsabile, ci ha preparato una festa bellissima ancora più gradita dopo aver visto la struttura della maternità. Una splendida esperienza, di quelle che ti incoraggiano a continuare… ma meglio le immagini delle parole! Buonanotte, a domani.

Vi scriviamo da Oussouye, qui siamo venuti a trovare i bambini dell’orfanotrofio. Ci sono 36 bambini orfani da 0 a 3 anni; quasi sempre vittime di violenza e stupri, anche familiari. Scoprimmo questo luogo, in mezzo alla foresta, non molto tempo fa. Suor Irene e suor Maria lo gestiscono. Sono bellissime nel loro lavoro e nella gestione della struttura di Oussyoue e nella loro eroica difesa dei primi passi della vita di questi piccoli meravigliosi. Non hanno praticamente nulla, né loro né i piccoli. La vita è dura da sostenere in una zona così difficile…

Ci dicono che ci sono altre 2 suore, oramai molto anziane e non più autonome, che hanno bisogno di cure e assistenza, come i piccoli, e anche per questo motivo, quest’anno, non possono essere presi altri bambini. Questa situazione e il pensiero del loro futuro mette angoscia e… FA MALE! Magari insieme a tutti voi potremmo fare qualcosa, come Associazione, a Oussouye… A domani.

Dopo le scuole di Wandjiè e Mar Fafaco siamo tornati alla Scuola di Tilene: 637 bambini,137 della scuola materna e circa 500 della scuola primaria (gli stessi anni delle nostre elementari e medie più uno come il modello francese). Mai visti così tanti tutti insieme e… solo 13 docenti!

Nell’ambito del progetto culturale “Civismo e Intercultura: Pistoia – Wandjie andata e ritorno”, finanziato dalla Fondazione Marchi di Firenze, i ragazzi ci hanno consegnato i loro lavori, soprattutto disegni, che porteremo ai giovani studenti pistoiesi e abbiamo lasciato loro i lavori degli oltre 1.000 ragazzi pistoiesi. Questo progetto intende favorire il concetto di multiculturalita’ ed il rispetto di storie, culture, fedi diverse: dall’impegno che vediamo mettere dai ragazzi senegalesi e italiani, guardando le loro lettere (pensieri, racconti, disegni) siamo entusiasti dei risultati.

Ma a Tilene abbiano scoperto, appunto, anche la scuola materna. Ai piccoli di questa Scuola abbiamo regalato alcuni giocattoli (mai visti prima) usati dai nostri bambini italiani e donati proprio da loro per i coetanei senegalesi. Un altro modo, per quanto infinitamente piccolo, di portare un po’di gioia e solidarietà e perché no contrastare la cultura dello spreco.

Ultima tappa…Mbayene.

Rientriamo a Dakar per tornare a casa. Si comincia a sentire la stanchezza, ma decidiamo lo stesso di fare un’ultima tappa. Il nostro collaboratore senegalese ci aveva parlato di Mbayene, un’ enclave di povertà al limite della miseria, in un contesto di quasi totale isolamento. Abbandonata la strada principale e dopo un’ora e mezza di pista polverosa in mezzo al niente, abbiamo visitato Mbayene, un villaggio sperduto tra Thies e Dakar, dove abbiamo saputo, tra le tante cose, che molti dei bambini del villaggio non avevano mai visto uomini bianchi prima di noi.

Nella zona ci sono circa 10.000 abitanti e un Presidio di Sanità con un unico infermiere. Gli ammalati di tutti i villaggi della zona vengono accompagnati qui a Mbayene dall’infermiere!

Sicuramente torneremo a Mbayene…

E’ terminata la prima missione 2016 in Senegal. Andranno fatte molte considerazioni sull’esperienza conclusa, un’esperienza sempre profonda e toccante. Scuola e Sanità sono i due campi di intervento, sostanzialmente esclusivi dell’ Associazione e l’ultima esperienza ce lo ha confermato: quel poco che possiamo fare, in tema di solidarietà per i nostri amici senegalesi, lo dedicheremo esclusivamente a questi due settori. E anche dal punto di vista territoriale, probabilmente, dovremo confermare di lavorare con quelle realtà ormai conosciute, proprio per realizzare interventi concreti e gestibili ed evitare dispersioni. Per quanto riguarda il settore di intervento legato all’ Istruzione: Scuole primarie di Tilene, Mar Fafaco e Wandjiè, la Scuola Materna di Mar Lothie e Tilene saranno i nostri punti di riferimento, con i loro 1.500 ragazzi, non pochi per la nostra piccola associazione… ma grazie a tutti voi potremo fare grandi cose, lo sappiamo!

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